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1) Midland - Bring Joy [More Music, 2011]
Harry Agius e un altra uscita per More Music. In "Bring Joy" la complessità del dubstep si fonde a scintille house e ritmica garage, come un quadro epico in cornice techno. Echi burialani dall'altra parte della strada.
2) Deadboy - Heartbreaker [Well Rounded Records, 2009]
Il suono del South East London è maestoso. Materia sonora ibrida tra UK garage, house e sensibilità r'n'b. La voce scalda l'anima, fa piangere e spezza il cuore. I sub fondono il cervello e piegano le ossa. La miglior traccia di un EP perfetto.
3) Lucy - Bein [Stroboscopic Artefacts, 2011]
Luca Mortellaro fa techno ma spezza le battute, imbastardisce la materia sonora con suoni dub e pienezza ambient. "Bein" sembra fatta a sei mani da Shackleton, Anthony Rother e Marcel Dettman. Il futuro della techno passa anche da qui.
4) Mark Pritchard & Steve Spacek - Turn It On [Sonar Kollektiv, 2007]
Mark Pritchard è titolare di una serie infinita di progetti, collaborazioni e gruppi da 20 anni almeno, tra cui Harmonic 313. Steve White si fa chiamare a volte Spacek e a volte Supadred. Insieme confezionano un gioiellino dubstep con motori brokenbeat, con bassline e atmosfere inedite.
5) Jamie Woon - Night Air (Ramadanman Refix) [Candent Songs/Good Years, 2010]
Burial è il profeta. Jamie Woon ha imparato la sua lezione e confeziona 4 minuti d'immensità e 3 minuti di sublimazioni in bass music. Non si può pensare a un pezzo così perfetto. Classe pura.